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Accordo “scellerato” Crocetta-Padoan, la Sicilia perde oltre 1 miliardo di euro

La  Sicilia rinuncia a circa un miliardo e mezzo di euro, poiché un accordo capestro, firmato nel 2014 da Crocetta e dall’allora ministro per l’Economia, Piercarlo Padoan, di fatto vanifica la recente sentenza della Consulta in cui si afferma che le somme recuperate dall’evasione fiscale sono di pertinenza delle Regioni a Statuto speciale.

Esse, secondo la sentenza della Corte Costituzionale (246/2015) devono andare, in particolare, alla Sicilia e al Trentino Alto Adige che hanno presentato ricorso costituzionale contro la norma contenuta nella finanziaria nazionale 2013 che attribuiva queste risorse allo Stato. Ma nonostante queste somme spettino di diritto, la Sicilia non potrà incassarle. Le somme verranno invece riscosse dall’Agenzia delle entrate che non le girerà alla Sicilia in forza del patto scellerato firmato dal presidente della Regione Rosario Crocetta e dal Ministro Padoan in base al quale “la Sicilia rinuncia alle somme derivanti dal contenzioso con lo Stato per il triennio 2014, 2015, 2016”.

“La Regione si impegna a ritirare entro il 30 giugno 2014 – si legge al punto sei dell’accordo – tutti i ricorsi contro lo Stato pendenti dinanzi alle diverse giurisdizioni  e relativi alle impugnative di leggi o di atti consequenziali  in materia di finanza pubblica, promossi prima del presente accordo o, comunque, a rinunciare per gli anni 2014-2017 agli effetti positivi sia in termini di saldo netto da finanziarie che in termini di indebitamento netto che dovessero derivare da eventuali pronunce di accoglimento. Inoltre,  il contributo regionale alla finanza pubblica per il 2014 in termini di saldo netto da finanziare è ridotto di 118,9 milioni, pari all’ammontare delle entrate riservate all’erario dal decreto legge 13 agosto 2011, n. 138, e dell’importo di 436,5 milioni, pari all’ammontare delle entrate riservate all’erario dal decreto del 6 dicembre 2011, n. 201, da restituire alla Regione in applicazione della sentenza della Corte Costituzionale 241/2012”.

“Colpisce in particolare – spiegano Leoluca Orlando e Mario Emanuele Alvano, rispettivamente presidente e segretario generale dell’AnciSicilia  – che nelle stesse ore in cui i comuni non possono assicurare servizi essenziali ai cittadini e pagare dipendenti e fornitori, alimentando di fatto il già grave disagio sociale, e tutto ciò anche per responsabilità dei mancati trasferimenti regionali, la Consulta certifichi che imponenti risorse destinate alla Regione e anche agli enti locali, non possano essere incassate a cause di scelte fatte da questo governo nel silenzio e senza alcun confronto”.

 

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