Il Museo dei Pupi di Randazzo, terzo itinerario della Rete dei Musei comunali

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Il Museo dell’Opera dei Pupi a Randazzo si trova all’interno del Castello che risulta visibile da Piazza San Martino. Si tratta dell’ultima torre rimasta, sulle otto in origine, e situata su uno strapiombo di roccia lavica che esiste sin dall’epoca di Federico II di Svevia. Anticamente il Castello era un luogo lugubre e buio con un pozzo dove venivano sepolti i prigionieri, una camera della tortura.

Dopo il restauro è stato trasformato in un centro culturale dove si tengono mostre ed eventi artistici e dove, oltre alla collezione di Pupi siciliani, è ospitato anche il Museo archeologico “Paolo Vagliasindi”.

LA CHANSON DE GESTE

I Pupi di Randazzo sono di scuola catanese e furono utilizzati per rappresentare le cosiddette chansons de geste del tempo di Carlo Magno e dei suoi paladini.

Gli esemplari in mostra hanno un importante interesse etno-antropologico in quanto, come da tradizione, presentano abiti guerreschi con preziose armature realizzate tra il 1912 e il 1925 da un artigiano molto famoso di Riposto, Emilio Musumeci appartenente alla scuola del costruttore Puddu Maglia.

I Pupi incarnano tantissimi personaggi, tra cui: Orlando, Rinaldo, Bradamante, Goffredo di Buglione, Morgante, Guidone Selvaggio, Carlo Martello, Dudone della Mazza, Ginamo di Bajona, Ruggero dell’Aquila Bianca, Sacripante, Rodomonte di Algeri, re Lubrica, Ferraù di Spagna, Erminio, Gano di Maganza.

PATRIMONIO DELL’UNESCO

Lo spazio museale accoglie, dunque, una straordinaria collezione riconosciuta dall’UNESCO come “patrimonio orale e immateriale dell’Umanità”, nel 2008. Tale riconoscimento sottolinea l’importanza culturale e storica di questa forma teatrale, celebre per l’interazione col pubblico e per l’unicità della lavorazione artigianale.

LA STORIA DEI  39 ESEMPLARI

La collezione di Pupi esposta a Randazzo è di forte impatto visivo. Composta da 39 esemplari che rappresentano una preziosa testimonianza della ricchezza e della diversità del patrimonio culturale siciliano, questi Pupi, creati all’inizio del Novecento, presentano delle caratteristiche che li differenziano dalle altre scuole. Ognuno di essi è accompagnato da pannelli esplicativi e didascalie che guidano i visitatori alla scoperta dei maestosi guerrieri.

I Pupi di Randazzo sono i protagonisti di uno dei cicli più amati dai catanesi che si ispira all’epica cavalleresca: “I reali di Francia”. Infatti, la “chanson de gest” dei trovatori provenzali, che infiammò le penne di scrittori come Pulci, Boiardo, Ariosto e Tasso, vennero rielaborate da sconosciuti romanzieri le cui storie furono vendute a dispense nelle rivendite di giornali, tra il XIX e il XX secolo. Da tali voluminose pubblicazioni, i pupari trassero, con religioso rispetto, i canovacci utilizzati dai parlatori per imbastire i dialoghi.

Restaurati e, in alcuni casi, ricostruiti da Emilio Musmeci, abile puparo e artigiano di Riposto, i Pupi di Randazzo incarnano non solo l’arte della scultura e della pittura ma anche la passione per le storie cavalleresche medievali. Ogni Pupo di Randazzo, alto circa un metro e trenta centimetri, pesa circa 16 chilogrammi e si distingue per la qualità delle sue finiture. Le armature, complete di cimieri, e i vestiti, realizzati in tessuti ornati con nastri e merletti dorati e argentati, contribuiscono a rendere unico ogni personaggio.

IL CASTELLO

Esposta in una sala interrata del Castello, scavata nella roccia di basalto lavico, la raccolta randazzese proviene dall’ex collezione Russo e apparteneva al puparo messinese Nini Calabrese, uno dei più importanti “opranti” dei primi del Novecento. Con il termine “oprante” ci si riferisce al gestore del teatro, al cui interno lavoravano i “manianti”, ovvero i manovratori delle marionette, i “parlatori” e le “parlatrici” che prestavano la loro voce ai pupi, e i “pruituri” , ragazzi che porgevano i pupi ai “manianti” durante le rappresentazioni.

Grazie all’impegno degli artigiani, questa forma d’arte rimane un ponte tra passato e presente, mantenendo vivo l’interesse per la cultura e per la storia della Sicilia.

INFORMAZIONI E VISITE GUIDATE

La collezione esposta al Castello “ex Carcere” di Randazzo, sede anche del Museo Archeologico “Paolo Vagliasindi-Polizzi”, nel quartiere San Martino, è visitabile tutti i giorni, inclusa la domenica, dalle ore 9.00 alle ore 13.00 e, a richiesta, dalle 15.00 alle 19.00. Per informazioni o per prenotare una visita guidata è possibile contattare il Polo Museale Civico del Comune di Randazzo al numero 095 921615 e-mail: naturalimuseoscienze@gmail.com:

LA COMMISSIONE STRAORDINARIA DEL COMUNE DI RANDAZZO: ALFONSA CALIO’, COSIMO GAMBADAURO, ISABELLA GIUSTO

“L’iniziativa rappresenta un’opportunità per riaffermare il ruolo centrale della cultura nella vita cittadina. Grazie al suo antico retaggio storico e monumentale, Randazzo custodisce un patrimonio culturale inestimabile che non solo merita di essere tutelato, ma deve essere anche valorizzato e condiviso con un pubblico più ampio. La città, infatti, è da sempre un punto di riferimento per la cultura siciliana, e offre testimonianze storiche di grande rilievo. Nell’ambito del patrimonio artistico un posto di rilievo è occupato dall’antica collezione di Pupi siciliani, ex Nini Calabrese, esposta presso il Castello ex Carcere, sede del Museo Archeologico “Paolo Vagliasindi-Polizzi”.
Questa collezione, frutto di una tradizione popolare profondamente radicata nella storia dell’isola, è stata curata con particolare attenzione dal Comune e rappresenta una significativa espressione del patrimonio artistico e identitario. Grazie alla Rete dei Musei Comunali Siciliani, la valorizzazione del sistema museale cittadino con le sue collezioni contribuirà a migliorare l’offerta turistica della città, rendendo Randazzo una meta sempre più attrattiva per chi desidera conoscere la Sicilia medievale. In tal senso la collaborazione con ANCI Sicilia è cruciale poiché offre strumenti e occasioni di promozione che permetteranno di inserire Randazzo in un circuito culturale di eccellenza. La Commissione Straordinaria manifesta vivo apprezzamento per l’iniziativa in questione, volta a presentare a un vasto pubblico il prezioso patrimonio culturale cittadino che non deve essere soltanto memoria, ma rappresenta il cuore pulsante dell’identità locale e una risorsa essenziale per lo sviluppo futuro della comunità”.

 

Si ringraziano: Gaetano Scarpignato per le foto e la collaborazione ai testi e Lucio Torrisi per le notizie sulla storia del Museo

 

Carla Muliello, addetto stampa ANCI Sicilia