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Tagli alle risorse per investimenti, oggi alle 12.30 un incontro tra AnciSicilia e presidente Ardizzone

Taglio del 60% alle risorse per investimenti, mancata erogazione dei 115 milioni previsti dalla Legge di Stabilità 2016, nuove risorse da stanziare in favore dei comuni nella Legge di Stabilità 2017 anche in relazione ai precari impegnati nella pubblica amministrazione: saranno questi i temi principali che questa mattina (alle 12.30) saranno discussi durante l’incontro tra l’AnciSicilia e il presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone.

La delegazione dell’AnciSicilia che prenderà parte all’incontro è composta da: Leoluca Orlando, Presidente, Mario Emanuele Alvano, segretario generale, Luca Cannata, vice presidente vicario, Salvatore Lo Biundo, vice presidente. Presenti anche: Calogero Firetto, sindaco di Agrigento, Maurizio Dipietro, sindaco di Enna, Domenico Giannopolo, sindaco di Caltavuturo, Antonio Fallica, sindaco di Pedara, e Antonio Rini, sindaco di Ventimiglia di Sicilia.

Prevista anche la presenza dell’assessore regionale alle Autonomie locali, Luisa Lantieri,  e dell’assessore regionale  all’Economia, Alessandro Baccei.

In un documento in cui l’Associazione dei comuni siciliani traccia in maniera analitica i temi dell’incontro e che sarà sottoposto all’attenzione del presidente Ardizzone, viene sottolineato:  “Ancora una volta anche la Corte dei Conti – Sezione di controllo per la Regione Siciliana nell’ultima relazione su “La finanza locale in Sicilia” del giugno 2016 conferma la grave crisi in cui versano gli Enti Locali Siciliani dimostrando come il peggioramento della finanza locale sia, sempre più “imputabile principalmente alla progressiva e consistente riduzione dei trasferimenti di provenienza statale e regionale”.

In particolare, l’analisi dei dati conferma che per i comuni i trasferimenti regionali (che fino al 2013 erano assegnati a valere sul Fondo delle Autonomie Locali), sono passati dai 913 milioni di euro del 2009 ai 472,7 milioni di euro del 2015 (di cui 357,7 milioni di parte corrente e 115 milioni per spese di investimento).

A ciò si aggiunga che i bilanci comunali negli ultimi anni sono stati gravati progressivamente da una serie di costi crescenti relativi al sistema socio-sanitario (disabili mentali, minori a rischio, minori stranieri non accompagnati ecc..).

Nel 2016 la situazione appare più articolata. Infatti a fronte di una riduzione certa di circa 18 milioni sulla parte corrente (si è passati dai 357,7 milioni del 2015 ai 340 milioni dell’anno in corso) per ciò che riguarda le spese per investimenti l’articolo 7 della legge di stabilità regionale distingue due autonomi capitoli:

– i 50 milioni (Fondo per investimenti) previsti dal comma 20

– i 115 milioni (risorse PAC) previste dai commi 22 e 23.

Con riferimento a queste ultime risorse è utile ricordare che esse furono introdotte solamente a seguito di una iniziativa dell’AnciSicilia e dell’incontro che si è svolto il 25 febbraio 2016 presso la Sala Gialla dell’ARS, alla presenza del Presidente del Parlamento Siciliano, di numerosi deputati, dei rappresentanti del Governo Regionale e di oltre 150 Sindaci.

Tale intervento normativo rappresentava un fattore essenziale per i Comuni anche alla luce della possibilità di destinare le risorse “al pagamento delle quote capitale delle rate di ammortamento dei mutui accesi per il finanziamento di spese di investimento”.

Nonostante ciò sulle modalità e sui tempi di utilizzo dei 115 milioni di euro permane un grave elemento di incertezza, considerato che esse sono state individuate a valere sui Fondi PAC 2014/2020.

Al di la del paradosso legato al fatto che una vicenda così significativa per la programmazione finanziaria degli enti locali dell’Isola possa rimanere “indefinita” sino a fine anno, si comprende come il perdurare di tale stato di cose, sta comportando nei fatti un taglio del 57% delle risorse per investimenti e rischia di determinare il dissesto finanziario di decine di Comuni Siciliani.

La situazione risulta ancora più critica per i comuni con popolazione superiore a 5.000 abitanti (o per i comuni con popolazione inferiore a 5.000 abitanti non collinari e montani). Infatti per questi ultimi, in base ai criteri di ripartizione previsti dal D.A. n. 253 del 4 novembre 2016 (oggi sospeso), il taglio rispetto al 2015 risulta essere superiore al 60%, nonostante il previsto meccanismo di riequilibrio. 

 

 

 

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